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lunedì 23 febbraio 2009

Reja non si dimette


A sentire Edy Reja nel dopopartita del match perso dal suo Napoli contro il Genoa - ennesima delusione del disastroso girone di ritorno azzurro - le ricostruzioni su quanto accaduto nel ventre del San Paolo mentre fuori infuriava la contestazione sono del tutto infondate. Nessun mandato rimesso, nessun drammatico confronto con la società, nessun rapporto arrivato ai minimi termini con Marino, insomma la situazione non è così drammatica come la si vorrebbe dipingere: "Presidente e direttore mi hanno fatto sentire la loro fiducia, mi hanno detto: 'tranquillo, bisogna continuare a lavorare, credere nelle cose che facciamo'. Io capisco la delusione e la sofferenza della gen te ed è chiaro che mi senta in discussione, per chè è normale. Ma De Laurentiis e Marino li ho avvertiti al mio fianco". "Quando le cose vanno male il primo ad essere messo in discussione è il tecnico - ha continuato Reja - Sto da quarant'anni nel cal cio e conosco le regole. E' un mo­mento in cui non funziona nulla, ma noi siamo gli stessi di luglio, agosto, settembre. Noi siamo la squadra che divertiva, vinceva e che nel gi rone d'andata ha fatto 33 punti. Ma è chiaro che se ti gira storto, se non riesci a gio care come vorresti, se non riesci a fare le cose che una volta sapevi fare benissimo, dev'es serci un problema: e io non so dirvi qual è...". Quello che l'allenatore goriziano può invece spiegare è quel Datolo lasciato in panchina per tutti i novanta minuti, scelta che è apparsa a molti come un messaggio ben preciso alla società sulla mancata condivisione del mercato: "Perchè non ha giocato? Ma perchè è appena arrivato da un altro continente e non dev'essere lui a risolvere i problemi del Napoli. Noi ora dobbiamo ritrovarci e uscire dal tunnel, ed anche essere un po' ottimisti. Non siamo lontani dal settimo posto e se una tra Inter e Juventus vin ce la Coppa Italia, si può persino arrivare in Uefa". Sarà, ma intanto in città si parla di ZaccheroniDonadoniDe Canio...

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