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martedì 24 febbraio 2009

Napoli sotto scorta: ostaggio degli ultrà

La bella favola del Napoli di Aurelio De Laurentiis, volato per lavoro a Los Angeles più lontano possibile, rischia di evaporare per una serie di eventi sconcertanti. Il club proiettato verso una dimensione internazionale di colpo è ripiombato in un passato buio, con gli ultrà a dettare legge e la squadra lasciata in ostaggio da una società incapace di farsi rispettare. Ieri sera, dopo tentativi di depistaggio per un incontro che doveva rimanere segreto, un gruppo di rappresentanti delle curve è stato ospitato a Castelvolturno — lì dove ai mass media è stato vietato nell'ultima settimana di seguire persino gli allenamenti — per un incontro con la squadra, col d.g. Pierpaolo Marino che abdica al proprio ruolo e consente un ulteriore precedente incredibile, dopo l'assedio di domenica e la decisione di un ritiro presa dai capi ultrà.

I giocatori sono smarriti, sconcertati per l'incontro «imposto» di ieri sera, impauriti e imbavagliati da una società che impedisce loro di parlare in pubblico, di difendersi dopo essere stati lasciati in pasto a una piazza ora inferocita. Inoltre i silenzi di Marino — unico dirigente con pieni poteri: conferiti dal patron De Laurentiis — a bocca chiusa dalla gara col Bologna, fa sì che all'apparenza tutte le colpe ricadano sul tecnico Reja e sul suo gruppo sfilacciato. Così non si fa altro che peggiorare la situazione sotto il profilo psicologico, con giocatori che da gennaio hanno passato più giorni in ritiro che a casa e che ieri sono stati costretti a ricevere le famiglie come «reclusi» a Castelvolturno, per le poche... ore d'aria concessa. Perché una cosa è giocare male, un'altra minacciare violenze. Idee e capacità non mancano a De Laurentiis, riuscito in 4 anni a rilanciare la squadra dalla C alla A, ma adesso si è a un punto di non ritorno. Per compiere un ulteriore salto di qualità occorre un'organizzazione societaria di ben altro profilo.

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