Inizio gennaio, lei e Mourinho faccia a faccia: le parole che cambiarono tutto? «Mi disse: "Voglio che resti: qui ti vogliamo tutti bene, devi solo lavorare come si deve e questo dipende da te". Ero tornato dal Brasile e avevo paura di conoscere il mio destino: venduto? prestato? Quelle parole, che poi mi disse anche Branca, bastarono a ridarmi fiducia».E da quel giorno Mourinho non ha smesso di martellarla? «Lui ha una cosa di bello: se hai dei dubbi, sa sempre come spiegarti cosa fare. Mi ricorda un sacco Prandelli, due allenatori diversi da tutti gli altri che ho avuto. Semplificando potrei ricordare quello che mi ha detto Mourinho un giorno: "Io ho due figli maschi: uno è a casa e uno sei tu". Sono allenatori che mi hanno parlato tanto, che hanno saputo come starmi dietro. E' il modo giusto per prendermi: diciamo il migliore per me».
E invece in questi giorni Mourinho cosa le ha detto? «"Vai in campo sempre con questa voglia, perché se ce l'hai dentro, non c'è difensore che ti può fermare"».
E' per questo che disse: contro il Manchester ci vuole la bestia? «Se c'è una cosa che non manca a me e Ibrahimovic è il fisico: difendiamo bene la palla, così la squadra può respirare, salire. E poi ci piace fare a sportellate, a me in particolare: è bello provare a far paura ai difensori. Sì, anche a Ferdinand: l'ho già affrontato con la nazionale, è molto forte, ma farò di tutto per metterlo in difficoltà».
Domani o a Old Trafford, un suo gol che vale la qualificazione: ci pensa? «Ho pensato che sarebbe il gol più importante della mia storia all'Inter. Ho fatto gol nel derby, è vero, ma di derby ce ne sono due all'anno: sfide così, invece, chissà».
E' la volta buona, per l'Inter? «Io dico questo: chi passa fra Inter e Manchester vince la Champions. Non chiedetemi perché, ma sento che sarà così».


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