La partita della vita. Amauri Carvalho de Oliveira, anni 28, di professione goleador maturato per gradi, è al debutto nel “dentro o fuori” della Champions League. Da far tremare i polsi. O il piedone. Ma il ragazzo ha imparato l’autocontrollo, l’autogestione, l’autoconvincimento. «Giocare un ottavo di Coppa Campioni per me è un sogno: cercherò di dare il mio massimo. Mi ritroverò contro i campioni che fino a qualche tempo fa vedevo soltanto in televisione». Non chiederà loro l’autografo, ci mancherebbe. Si accontenterà di uno scambio di maglietta, alla fine della battaglia, perché Juventus-Chelsea potrebbe assumere i contorni epici di un match senza esclusioni di colpi. Una partita con i Blues leggermente favoriti per via della recente tradizione che li colloca sempre nelle prime quattro, addirittura finalista la scorsa edizione e perdente ai rigori.Amauri punta trasformista e polifunzionale: una volta terminale offensivo, una volta pivot catalizzatore, una volta ala dribblomane, una volta temporeggiatore per permettere alla squadra di salire. Quasi a voler segnalare il suo alter ego nel Chelsea, ecco il riaffiorare dal paragone che fu. «Mister Guidolin mi chiamava “Drogba bianco”. È un allenatore che mi ha insegnato molto... Vedrò Didier in campo, e spero di risultare migliore di lui: questo è uno stimolo incredibile. Sono pronto alla sfida». Il centravanti venuto dal Brasile e la pantera venuta dall’Africa: un mix unico di pallone globale e globalizzato. Promettono scintille e gol. Difficile deludano perché nell’anima hanno una spinta supplementare: si chiama voglia di affermarsi. Amauri è carico: «Vogliamo dimostrare ancora di essere una squadra tosta, anche quando giochiamo fuori casa. Si avverte una pressione differente, perché la Champions è un campionato a parte. Vince chi ha più carattere, motivazione e fame di vittoria».


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